Il popolo Samburu
E` un popolo di pastori semi-nomadi che hanno radici comuni con i Masai.
Vivono essenzialmente nella Contea Samburu che è situata nel cuore della Great Rift Valley del Kenya.
La società Samburu ha, ancora oggi, una impostazione semplice e legata alla tradizione; le decisioni sono prese dalla comunità ed il potere è nelle mani degli uomini anziani che occupano un posto importante all’interno del sistema sociale.
Al fine di definire le azioni da intraprendere gli anziani si ritrovano in un luogo, solitamente all’ombra di un albero, si siedono in cerchio e discutono dei problemi della comunità; i giovani moran e le donne invece formano un cerchio esterno da dove assistono alla discussione degli anziani ma senza poter intervenire direttamente nella discussione, al massimo possono far sentire la loro opinione con l’intercessione di un membro anziano della loro famiglia.
Il consiglio degli anziani prende decisioni inerenti alla comunità, si preoccupa della risoluzione dei problemi, e sancisce le condanne di chi viola le regole; decide anche in merito ai matrimoni e, in particolare, combinano le unioni e deliberano quante mogli può avere ogni singolo uomo.
Nella società Samburu è consentita la poligamia e gli insediamenti rispecchiano questo aspetto, ogni famiglia infatti avrà tante capanne quante sono le mogli di un uomo.
Il villaggio, manyatta in lingua Samburu, è formato da un numero di famiglie che va da quattro ad un massimo di dieci; solitamente i villaggi non sono stanziali ma rimangono in un luogo per al massimo due mesi, dopo di che vengono spostati in altri luoghi nella costante ricerca di nuovi pascoli per il bestiame.
Le capanne vengono costruite dalle donne utilizzando bastoni intrecciati, fango e sterco di vacca; sono facilmente smontabili per essere trasportate e rimontate altrove.
Le capanne sono rotonde con un piccolo ingresso chiuso da una coperta; non hanno finestre ma solo due fori che servono per far filtrare la luce e per far uscire il fumo del fuoco che solitamente arde all’interno delle capanne e viene utilizzato per cucinare.
Al loro interno sono suddivise in due piccole stanze, una riservata al marito e ai figli maschi, l’altra per la moglie e le figlie femmine.
Al centro del villaggio viene costruita una recinzione dove vengono rinchiusi i bovini durante la notte, è presente anche una recinzione esterna, costituita da rami spinosi, che protegge l’intero villaggio da eventuali incursioni di ladri di bestiame e dai predatori.
All’interno del villaggio gli uomini si prendono cura del bestiame, sono responsabili della sicurezza della tribù e si occupano della caccia.
Le donne hanno invece il compito di raccogliere radici ed erbe commestibili, di raccogliere l’acqua e la legna da ardere, di curare i bambini e si occupano anche della manutenzione delle capanne.